5 motivi per cui rimanere rialzisti su Bitcoin anche dopo il dump pre-halving

L’improvviso calo del 15% nel valore di Bitcoin appena prima dell’halving può lasciare sbigottiti, soprattutto chi non è abituato alla folle volatilità di questo asset digitale.

Ho fatto un punto di principio il fatto di non concentrarmi mai troppo sul valore di Bitcoin proprio per questo motivo: generalmente i movimenti di prezzo sono repentini ed imprevedibili e non essendo un mercato regolamentato pochi grossi investitori possono manipolarlo a loro piacimento.

Che si sia trattato di un sintomo di stanchezza dei compratori o di un attacco orchestrato da poche grandi “balene” (come si chiamano in gergo i grandi possessori di bitcoin), poco cambia nel lungo periodo.

Mantenendo fermo il presupposto che si investe in cripto solo quanto si è disposti a perdere senza grossi rimorsi, ecco 5 motivi per cui scommettere su una ripresa del valore della cripto più famosa del mondo:

  1. Quantitative easing

Le Banche Centrali, soprattutto la Fed statunitense e la Banca Centrale Europea, stavano stampando moneta già prima della crisi dovuta al Coronavirus. Ora le stampanti sono in overdrive. La Fed ha messo in atto un Quantitative Easing illimitato, La Bce ha risposto con un piano di acquisti di titoli da 750 miliardi di euro. Crediti deteriorati, junk bond, ferrovecchio, le Banche Centrali stanno pagando con moneta fresca di conio cose dal valore dubbio o certamente nullo. A questo si aggiungano i tassi d’interesse negativi, mai visti in economia e tacciati come fantascienza fino a qualche anno fa. Ora sono reali e anche da noi Unicredit, per esempio, ha già iniziato ad applicarli ai correntisti con somme depositate superiori ai 100mila euro.

Tutto questo non può che rendere sempre più appetibili i beni rifugio, come l’oro, ed un asset deflattivo per natura come Bitcoin. Se il quantitative easing infatti eroderà per forza di cose il valore delle valute fiat, il “quantitative hardening” di Bitcoin non potrà che renderlo un rifugio sempre più ricercato per mettere al sicuro i propri risparmi.

  1. Debito pubblico post-Covid 19

L’impatto sulle finanze pubbliche del morbo sarà inevitabilmente rilevante, con livelli di debito preoccupanti soprattutto per quei Paesi che sono stati colti dalla pandemia con i conti già fuori equilibrio. Così, l’Italia, quest’anno vedrà salire il debito pubblico oltre il 155% del Pil, dal già alto 135% del 2019. Per il Giappone, il rapporto tra debito e Pil schizzerà addirittura a quasi il 252%, mentre gli Usa lo vedranno salire al 131%. La virtuosa Germania resterà ampiamente entro margini di sicurezza, sotto al 70% del Pil dal 59,8% del 2019.

Italia, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito, ricorda l’Fmi, hanno varato «massicci pacchetti pubblici a sostegno della liquidità, compresi prestiti e garanzie, superiori al 10% del Pil». Nei Paesi del G20, tagli delle tasse e spesa pubblica (al netto quindi delle garanzie) hanno raggiunto un ammontare pari al 3,5% del Pil (situazione all’8 aprile): uno sforzo molto superiore a quello fatto per reagire alla crisi finanziaria del 2008. Nel complesso, il debito pubblico mondiale salirà dall’83,3% al 96,4.

In una situazione come questa viene in mente il famoso adagio “non esistono pasti gratis”: il mercato prima o poi chiederà il conto e tutte le regalìe fatte in nome del “salviamo l’economia” condanneranno gli Stati “cicala” e risparmieranno, forse, asset slegati dalle economie nazionali. Anche qui quindi, beni rifugio e criptovalute.

  1. Paul Tudor Jones ha detto sì

Per chi non lo conoscesse, il miliardario Paul Tudor Jones è il fondatore della Tudor Investment Corporation, una personalità che definire di spicco nel mondo degli investimenti sarebbe senz’altro riduttivo.

Alla luce dei punti esposti poc’anzi ha dichiarato a Bloomberg di aver acquistato Bitcoin per proteggere i suoi investimenti dal pericolo dell’inflazione, causata dalla continua emissione di denaro da parte delle banche centrali.

In un resoconto sui mercati, dal titolo “La Grande Inflazione Monetaria”, Jones ha dichiarato che Bitcoin gli ricorda il ruolo svolto dall’oro durante la crisi economica degli anni ’70. A suo parere, BTC è l’opzione migliore per massimizzare i profitti:

“La migliore strategia per massimizzare i profitti è puntare sul cavallo più veloce. […] Se dovessi fare una previsione, punterei su Bitcoin.”

Pare che Tudor BVI, il fondo d’investimento gestito dalla Tudor Investment Corporation, possieda “una bassa percentuale a singola cifra” dei propri asset in future su Bitcoin.

E Jones non è solo, molti altri investitori hanno speso parole al miele nei confronti di Bitcoin, e non manca molto al fatto che comincino a convincere fondi privati o addirittura Nazioni ad integrare le proprie riserve strategiche con la criptovaluta di Satoshi Nakamoto.

  1. Miglior investimento di… sempre

Se siete tra coloro che hanno comprato a 9000 euro ed hanno venduto ad 8000, capisco che possa sembrarvi incredibile, ma Bitcoin è, di fatto, il miglior investimento in termini di performance dal primo gennaio 2020 (+30% circa).

Non solo, è anche il miglior investimento dello scorso 2019 (+114%).

Non solo, è anche il miglior investimento dell’ultima decade (9000000%).

Vero, il dato si presta ad interpretazioni, ma la corona di “best performing asset” è stata molto spesso sulla testa di Bitcoin dalla sua creazione ad oggi.

  1. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano

Introducing: Bitcoin stock to flow model live chart, un grafico che mostra di aderire in maniera molto fedele all’andamento reale di Bitcoin nel passato. Cosa ci dice questo grafico? Ebbene, che Bitcoin punta a raggiungere valori di qualche centinaio di migliaia di euro tra uno-due anni.

Impossibile? Non del tutto, in quanto lo scorso halving fu seguito da un picco del valore di oltre 30 volte superiore a quello pre-halving.

Anche il grafico logaritmico dell’andamento del valore di Bitcoin, visitabile qui, sembra suggerire un picco vicino che si aggira intorno ai 100mila dollari.

Tuttavia prima che tu, magnifico lettore, corra sul primo exchange ad investire i risparmi di una vita, desidero ricordarti la storia del tacchino induttivista, come fu scritta da Bertrand Russel nel 1912:

Un tacchino, in un allevamento statunitense, decise di formarsi una visione del mondo fondata sulla scienza: Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino”. Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.

Chi ha orecchie per intendere…

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