Da fabbrica a mining farm, così Coinmint sta riconvertendo le strutture Alcoa di Massena, NY.

La fabbrica di alluminio di Massena, New York, sta iniziando ancora a sputare calore e rumore, 4 anni dopo la chiusura da parte di Alcoa. Ma ora il mormorio viene da migliaia di dispositivi cinesi che macinano numeri 24 ore al giorno per uno scopo molto moderno: produrre bitcoin ed altre criptovalute.

Le macchine, delle dimensioni di una scatola di cereali ed ammassate una sull’altra all’interno di container arrugginiti, sono alimentate dalla stessa fonte a buon mercato utilizzata una volta per estrarre alluminio dai minerali. Essi rappresentano la prima fase del piano di una compagnia semi-sconosciuta per convertire la fonderia vecchia di 60 anni nella più grande miniera di criptovalute del mondo.

Forse siamo un po’ pazzi

“I volumi lasciano senza fiato – commenta Prieur Leary, accompagnando i giornalisti in un tour del sito da 1300 acri conosciuto come Alcoa Est – forse siamo un po’ pazzi”.

Il sig. Leary è il CTO di Coinmint, azienda che ha guidato un afflusso di imprenditori in questa regione economicamente depressa, tutti alla ricerca di profitti legati al crescente valore delle criptovalute, come Bitcoin. Il loro arrivo è stato salutato però con freddezza dagli abitanti e timore per la loro smodata sete di elettricità.

Questa reazione ha portato ad alcuni cambiamenti nei regolamenti edilizi statali e locali ed alcuni funzionari pubblici temono di vedere la propria cittadina diventare la controparte della costa est di Wenatchee, Washington, la quale è stata inondata da speculatori di criptovalute.

Ma né la resistenza locale, né un forte declino nel prezzo di Bitcoin ha frenato la domanda per qualsiasi spazio con una fonte di elettricità affidabile. I dirigenti dei distributori locali di questo remoto angolo dello stato di New York – conosciuto come North Country – continuano a ricevere nuove richieste ogni settimana da parte di utenti desiderosi di installare miner di criptovalute.

Dal tangibile al digitale

La regione è un fronte molto atipico nella gara globale alla produzione di bitcoin. Massena era in passato un centro per produrre cose tangibili, come i motori V-8 e parti dell’Apollo 11. Le fabbriche che sfornavano questi prodotti sono, per la maggior parte, chiuse. Migliaia di posti di lavoro ben pagati sono svaniti, lasciando la zona con uno dei più alti tassi di disoccupazione dello stato.

Tuttavia le iconiche corporations americane che hanno abbandonato le fabbriche di Massena hanno lasciato anche le preziose risorse che le avevano attirate in prima battuta: tra tutte l’elettricità abbondante e a buon mercato proveniente da una diga lungo il fiume St. Lawrence.

Alcuni cittadini del luogo non avevano mai sentito parlare di criptovalute prima che le loro bollette crescessero lo scorso inverno. Fu allora che seppero che la responsabilità era delle start-up che stavano accorrendo per generare profitti dal boom dei Bitcoin. L’unica cosa che molti sapevano era che il valore di Bitcoin lo scorso anno era arrivato molto vicino ai 20mila dollari (ed è sceso da allora sui 6-7mila dollari).

Un’ascesa inarrestabile

Bitcoin ha compiuto da poco i dieci anni di vita, ma è stato solo in seguito alla crescita esponenziale dell’anno scorso che North Country è apparsa sulle mappe del cripto-mining. Prima che gli speculatori arrivassero a Massena, essi avevano scoperto Plattsburgh, una piccola cittadina circa 80 miglia ad est, anch’essa graziata dall’energia idroelettrica proveniente dal St. Lawrence.

Leary si presentò qui due anni fa, prima che Bitcoin entrasse a far parte della conoscenza dei più, e si organizzò in un parco industriale. Coinmint riempì un piccolo spazio con server costruiti al solo scopo di creare criptovalute, 24/24h, 365 giorni l’anno. Ogni miner impegna circa 1,5 kW, circa il doppio di un comune frigorifero.

Mentre il mercato di Bitcoin cresceva, Leary si allargò in uno spazio più grande in un centro commerciale vicino, che era stato in precedenza un centro di distribuzione di fumetti. In breve tempo, Coinmint installò 4 cabine in grado di fornire più di 13 MW, una potenza sufficiente ad alimentare circa 10mila case. Si trattava di più di un decimo della produzione totale degli impianti idroelettrici locali.

Quest’uso intensivo non era un problema la maggior parte dei giorni, commenta il sindaco di Plattsburgh Colin Read. Ma durante un periodo particolarmente freddo lo scorso inverno, gli abitanti di Plattsburgh ebbero un costoso assaggio dell’impatto che i nuovi vicini avrebbero potuto avere.

Un freddo benvenuto

Con un costo dell’energia elettrica così basso molti residenti la usavano per riscaldare le proprie case, cosicchè vi furono diversi giorni di sforamento dei consumi rispetto alla produzione. Il risultato fu un acquisto di energia elettrica da parte del dipartimento municipale competente a prezzi molto maggiori. Tutti costi che si spalmarono poi sulle bollette degli utenti.

“Ci furono tantissime lamentele” riguardo l’aumento delle bollette, commentò il sig. Read.

Tra coloro che si lamentarono vi fu Thomas Recny, il capo contabile di una delle maggiori attività presenti in città, Mold-Rite Plastics. Recny dichiarò che le bollette per l’energia elettrica furono più alte di circa 60mila dollari nei mesi di Gennaio e Febbraio, un aumento inaspettato di circa il 30%.

Recny chiese perché un’azienda che aveva bisogno di poche persone per funzionare poteva alzare i costi operativi di un’azienda che dava lavoro a circa 500 dipendenti.

“L’unica ragione per cui sono qui è questo inusuale basso costo per l’elettricità – disse Recny – ma con un paio di operatori possono consumare più elettricità di un ospedale”.

Recny disse anche di essere “tuttora perplesso” riguardo il bisogno di valute digitali che lui sapeva essere potenzialmente utilizzate per transazioni anonime online.  Chiese se fosse appropriato “utilizzare elettricità per questo scopo”, che suggerì essere potenzialmente legato ad attività illecite.

Non tutti chiudono le porte

Nel suo ufficio all’interno del municipio vicino alle coste del lago Champlain, il sig. Read aveva invece una visione più positiva riguardo le criptovalute. Aveva detto ai suoi studenti di economia alla SUNY di Plattsburgh che sarebbero esistite in qualche forma, indipendentemente dalla sorte dello stesso Bitcoin, per molti anni. “Nessun dubbio a riguardo” disse.

Le operazioni di mining che sopravvivranno saranno quelle che riusciranno ad avere più elettricità possibile ai prezzi più bassi, secondo Read. Il fatto che se la meritino è il dubbio che attanaglia Plattsborgh, Massena ed altre città nella regione. I distributori locali hanno convinto gli enti regolatori statali a permettere loro di far pagare di più l’elettricità ai miner di criptovalute.

In Marzo, Plattsburgh è diventata la prima città in America ad imporre una moratoria a nuove mining farm mentre la città stessa sta decidendo come gestire i nuovi consumi con la propria rete elettrica.

Nel frattempo, ha dichiarato Read, i dirigenti locali stanno adattando i codici edilizi per gestire il rischio incendio che portano con sé i server utilizzati per il mining, ognuno dei quali può scaldare come una piccola stufetta elettrica. Queste preoccupazioni rientrano nella più grande battaglia contro l’enorme impronta ambientale del mining di Bitcoin, che a livello globale utilizza tanta energia quanto uno Stato di media grandezza.

Read stima che Coinmint abbia realizzato un profitto di oltre 50 milioni di dollari a Plattsburgh. Leon Christman, che gestisce le operazioni della compagnia sul posto, afferma che la più grande installazione a Plattsburgh – quella con l’effigie di Spiderman ancora dipinta sul muro, ha prodotto 600mila dollari l’anno scorso nel suo giorno migliore.

Una nuova frontiera

Il ban temporaneo di Plattsborgh portò Leary a Massena, alla ricerca di un sito per potersi esapndere. Il distributore di Massena, di proprietà dei contribuenti, stava già gestendo le richieste dei miner, ha rivelato il soprintendente del Massena Electric Department Andrew J McMahon. “Quando lo scorso autunno Bitcoin passò da 15 a 20mila dollari ricevevamo tra le 8 e le 10 chiamate la settimana, ed erano tutti pronti a partire in due o tre settimane”, ricorda McMahon. “Questi volevano allacciare 10, 20, 30 megawatt. Chiedevano solo: quanta ne avete?”.

La risposta era: assolutamente non così tanta. Il sistema di Massena non aveva mai distribuito più di 50 megawatt alla volta, e il massimo impegno di un utente si limitava a qualche megawatt. Nel suo momento di splendore industirale, Massena ospitava due fabbriche di alluminio ed una fabbrica di General Motors. Ma esse erano troppo grandi per poter essere connesse al sistema della città. Esse ricevevano corrente direttamente dall’infrastruttura statale e compravano la più economica elettricità all’ingrosso.

Leary voleva seguire quella ricetta. All’inizio dell’anno l’Autorità per l’Energia Elettrica di New York accettò di fornire 15 megawatt di elettricità a prezzi di favore a Coinmint. Ma l’autorità divenne ben presto scettica riguardo le promesse della compagnia di creare posti di lavoro e investimenti locali, stracciando l’accordo e lasciando che CoinMint si approvvigionasse di energia sul mercato all’ingrosso.

Appena fuori dalla vecchia fabbrica Alcoa, Leary indicò nuove matasse di cavi neri che portavano da una sottostazione elettrica a trasformatori più piccoli all’interno. Quei cavi possono portare più di 40 megawatt adesso, disse, incrementando la produzione di 10 volte. “E questo è solo l’inizio” commentò.

CoinMint ha promesso a dirigenti statali di aver pianificato l’assunzione di 150 persona a Massena, ma in un recente tour della fabbrica erano presenti solo pochi gruppetti di lavoratori.

Ad ogni modo, nonostante non capiscano appieno cosa facciano, alcuni residenti salutano con favore l’arrivo dei miner di criptovalute.

Occupati è meglio

Brad e Nancy Fletcher sono due residenti del posto che, intervistati a pranzo nel locale diner Spanky’s, mostrano sorpresa nell’apprendere che CoinMint ha iniziato le proprie operazioni presso Alcoa Est. Il sig. Fletcher, un militare in pensione, aiuta la moglie a gestire il parcheggio per RV nella vicina Franklin County, che Fletcher definisce senza mezzi termini “Ancor più depressa di St. Lawrence County”.

A parte i rimanenti lavori nel settore dell’alluminio, i più grandi datori di lavoro della zona sono prigioni e un casinò nella riserva Mohawk di St. Regis, raccontano i Fletcher. Se Coinmint dovesse mantenere le proprie promesse “sarebbero 150 persone in più ad avere un lavoro” commenta il sig. Fletcher. E la moglie aggiunge: “La zona ha bisogno di lavoro. Qualsiasi cosa ne porti sarà un bene”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *