Cina e blockchain: luci ed ombre

La Cina ha grandi piani per la tecnologia blockchain, ma sono tutti all’insegna dei valori originari di Bitcoin?

Il valore di Bitcoin è schizzato alle stelle venerdì scorso sulla base delle dichiarazioni del Presidente cinese Xi Jinping, che ha speso parole di miele sulla tecnologia blockchain. Ma la Cina come sta usando esattamente la tecnologia blockchain, e quali sono i piani di questo Stato per il futuro di blockchain e criptovalute?

Criptovalute

I piani cinesi sono ampi e vari, ma nel breve termine il Paese sembra intenzionato principalmente a lanciare la propria valuta digitale, in parte per spegnere l’iniziativa di Facebook in questo senso con Libra.

Come già descritto su questo sito Facebook ha infatti in mente, nonostante le ostilità di gran parte dei governi mondiali, di offrire con Libra un servizio finanziario globale, ampiamente osteggiato anche dal Paese del dragone.

Una divisione della Banca Popolare Cinese – conosciuta come Istituto di Ricerca sulle Valute Digitali (DCRI) – è a capo della spinta cinese verso una valuta digitale nazionale. Appena qualche settimana fa l’organizzazione ha annunciato che sta assumendo tecnici esperti in questo senso.

Asset digitali

La nazione cinese ha messo in chiaro la preoccupazione per Libra, ma alcuni membri del governo cinese hanno espresso apertura, se non ammirazione, per il progetto di Facebook.

Durante la Shanghai Wanxiang Blockchain Conference di Settembre, un evento blockchain finanziato dallo stato, Li Lihui, capo del Gruppo di Lavoro di Ricerca sulla Blockchain presso l’Associazione Nazionale Cinese di Internet Finance, ha dichiarato: “Libra diventerà un’organizzazione fidata che emetterà una valuta digitale”, qualora ricevesse le necessarie approvazioni da parte degli enti regolatori.

Benchè la Cina abbia una relazione mista con gli asset digitali, è chiaro come alcuni vedano cose in Libra che piacciono loro, o che quantomeno rispettano. Lo stesso si può dire anche riguardo l’atteggiamento cinese verso asset digitali come Bitcoin.

La Cina per esempio ha tenuto una linea dura contro gli exchange di criptovalute stranieri, ma un caso giudiziario recente in Cina ha visto il Bitcoin messo sullo stesso piano legale di asset fisici. La “Internet Court” cinese ha infatti stabilito che Bitcoin ha “valore, scarsità ed utilizzabilità”, e merita protezione secondo la “legge sulla proprietà privata cinese”. Gli asset digitali e la loro utilità sono quindi senz’altro sul radar cinese.

DeFi

In effetti alcune istituzioni cinesi – come la China Merchants Bank – stanno cercando di lanciare le proprie applicazioni di finanza decentralizzata (DeFi). La banca in questione è una delle banche cinesi più grandi, che ospita più di 1 milione di miliardi di asset e ne ha raccolti più di 30 miliardi nel solo 2018.

La china Merchants Bank ha annunciato questo mese che collaborerà con il blockchain network Nevos per fornire Dapps ai clienti in grado di offrire servizi finanziari. Nevos non ha ancora fornito ulteriori dettagli a riguardo.

Unicorni Blockchain

La Cina è anche la casa natale della maggior compagnia di mining Bitcoin, Bitmain, che la scorsa settimana ha battuto tutte le altre startup cripto sulla scena globale nella “Classifica globale degli unicorni” di quest’anno. La lista, stilata da Hurun Report con base a Shanghai, ha analizzato le startup tecnologiche valutate più di 1 miliardo di dollari, ma che non sono presenti in borsa, non hanno investimenti da parte di fondi privati ed hanno meno di 10 anni.

In tutto 11 compagnie blockchain sono entrate nella listama Bitmain, con una valutazione di circa 12 miliardi, ha superato tutti, sottolineando ancora una volta l’importanza del mining di Bitcoin in Cina.

Sorveglianza di massa e smart cities

Il lato peggiore della questione è tuttavia il potenziale uso della tecnologia blockchain per rafforzare lo Stato di polizia voluto dal governo cinese.

Alcuni hanno perfino suggerito che il piano cinese di una valuta virtuale garantita dallo Stato non sia nulla più di una cinica trama per poter monitorare più da vicino le attività finanziarie dei suoi stessi cittadini.

Ciò si aggiunge al fatto che uno dei più grandi produttori di auto cinesi – Wianxiang – ha investito recentemente circa 30 miliardi in una nuova startup blockchain che sta cercando di costruire smart city gestite da sistemi blockchain in grado di monitorare i dati dei residenti.

“Wanxiang City” diventerà la “più grande ed interconnessa smart city gestita con tecnologia blockchain” della Cina, cita un annuncio del produttore risalente allo scorso Luglio. La tecnologia messa in campo dall’azienda “monitorerà, trasferirà e metterà al sicuro i dati dei residenti, quali carte d’identità e smart device”.

In definitiva, benchè la Cina abbia grandi piani per la blockchain, sarà necessario vigilare affinchè essi non ci portino verso una brutta puntata di Black Mirror.

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