I Paesi più crypto-friendly al mondo

Sempre più nazioni stanno diventando “cripto friendly”. Non solo riguardo la compravendita e l’utilizzo delle criptovalute, ma anche in termini di incoraggiamento alle startup blockchain locali.

L’innovazione tecnologica prospera in ambienti regolatori più morbidi. Non è una sorpresa quindi che molte delle compagnie leader nel settore blockchain e criptovalute provengano da questi ecosistemi. Posti come la Silicon Valley, Malta, Singapore o la Svizzera.

L’assenza di una regolamentazione chiara è probabilmente una delle cause principali della mancata adozione di massa dei prodotti basati su blockchain. Ogni Paese ha scelto la propria strada ma in alcuni si è già arrivati nel 2019 a delle regole più o meno chiare, che entreranno in effetto nel 2020.

Breve excursus sulle normative in ambito cripto nel mondo

Ogni Paese deve bilanciare le convinzioni e gli interessi di politici e gruppi di potere locali prima di poter decidere la propria posizione riguardo le criptovalute. A causa di ciò i risultati sono vari, e vanno dall’assoluto divieto di utilizzo a posizioni più attendiste.

Ad oggi nessun governo centrale supporta una criptovaluta, e gli standard in merito cambiano in maniera radicale da un posto all’altro. Detto ciò, la Cina sta lavorando ad una criptovaluta emessa dalla propria Banca Centrale, che potrebbe essere lanciata già nel 2020.

Con l’interesse per le criptovalute in crescita costante, gli enti regolatori sono divisi su come regolamentare l’industria. Alcuni più di altri stanno attivamente cercando il modo di regolamentare in maniera corretta progetti legati alla blockchain, exchange, gestori di pagamenti e fornitori di wallet.

In aggiunta a questa confusione, diverse agenzie governative spesso divergono sul fatto che le criptovalute o i token siano da considerare come beni o monete, rendendo impossibile l’applicazione di tasse come il capital gain o tasse sul reddito oppure escluderle completamente dalla tassazione. Purtroppo non c’è ancora un consenso o pratica regolatoria su come le criptovalute o le aziende che se ne occupano debbano essere normate.

Quali sono i Paesi più amichevoli verso blockchain e cripto?

Giappone

Il primo passo verso la regolamentazione venne dopo il celebre furto di Mt. Gox nel 2014, nel quale gli hacker rubarono circa 400 milioni di dollari in criptovalute dall’exchange. Nonostante ciò, il Giappone è diventato un trendsetter permettendo all’industria crypto di auto-governarsi in un modo allo stesso tempo ligio alle regole ma in grado di adattarsi alle esigenze delle aziende.

La Japanese Virtual Currency Exchange Commission (JVCE) consiste in un gruppo di più di venti organizzazioni che lavorano al fianco della Japanese Financial Services Agency (FSA) per mettere in pratica e far rispettare normative e standard di settore.

Secondo le normative più recenti, gli exchange devono ottenere un’approvazione per aprire i battenti ed operare, oltre ad approvazioni specifiche per poter offrire agli utenti la compravendita di specifiche criptovalute o token.

Per questa ed altre ragioni, il Giappone non solo merita una menzione come una delle nazioni più progressive ed amichevoli per le cripto, ma merita di essere annoverato tra i Paesi pionieri di quest’industria.

Singapore

Singapore si è guadagnato la reputazione di essere uno dei più grandi supporter della crescente industria legata all’uso della Blockchain.

Nonostante non abbia ancora classificato le criptovalute come monete riconosciute, Singapore ha assistito al rapido sviluppo al suo interno di un fervente ecosistema cripto. Secondo l’annuale PWC report del 2019, due delle 15 maggiori ICO sono partite proprio da Singapore.

La Banca Centrale di Singapore ha dichiarato che non c’è alcuna necessità di vietare l’uso di criptovalute ed ha concluso che “è troppo presto per dire se avranno successo”.

Ad ogni modo, la Monetary Authority of Singapore (MAS) ha invitato i cittadini ad “agire con estrema cautela e comprendere il rischio significativo che prendono scegliendo di investire in criptovalute”.

Svizzera

La Svizzera, come Singapore, è stata vista da sempre come un paradiso per le startup blockchain, i creatori di criptovalute e le ICO. Il legislatore svizzero è conosciuto come uno dei più cripto-friendly al mondo.

Secondo un altro PWC Report, quattro su dieci delle ICO più corpose sono state tenute a Zugo, conosciuta come “Crypto Valley”. Zugo è il luogo di coltura ideale per aziende blockchain-based e servizi di consulenza del settore. Zugo ospita compagnie blockchain di tutto rispetto come la Ethereum Foundation e Cardano.

L’Autorità di Supervisione Svizzera sui Mercati Finanziari ha sviluppato linee guida chiare per le ICO, ed il ministro dell’Economia Johann Schneider-Ammann ha dichiarato che spera che la Svizzera diventi una “cripto-nazione” a tutti gli effetti.

A differenza di Singapore, in Svizzera Bitcoin è considerato una valuta a corso legale. Gli exchange sono legalizzati, ma si richiede che siano registrati presso l’Autorità di Supervisione Svizzera sui Mercati Finanziari.

Liechtenstein

Situato al centro dell’EU, il Liechtenstein rientra nella ristretta lista dei Paesi che hanno garantito il corso legale alle criptovalute.

Il governo ha perfino varato una mozione per creare una nuova legge su Prestatori di Servizi di Token e Virtual Token chiamato il Blockchain Act. La mozione, passata nel maggio del 2019, permette a qualunque asset di essere tokenizzato e divenire un asset digitale che può essere gestito da cripto-exchange.

Malta

Con tre nuove leggi passate recentemente, Malta ha cementato il proprio status di Nazione cripto-friendly.

Il framework regolatorio di Malta per criptovalute, blockchain e Distributed Ledger Technology è entrato in effetto il 4 Luglio 2019, appena dopo aver ospitato il primo Blockchain Summit.

Il problema a Malta, tuttavia, è che le banche sono molto esitanti a concedere conti correnti bancari a startup blockchain-based e creatori di cripto, a meno che non siano licenziati dalla MFSA (Malta Financial Services Authority).

Il processo per la licenza può durare fino a 6 mesi semplicemente per ottenere un’udienza preliminare, costringendo le startup ad operare senza utilizzare le banche locali.

Ad ogni buon conto, molte startup ed aziende cripto come Binance e Bittrex hanno spostato le proprie operazioni a Malta per evitare governi più ostili.

Menzioni d’onore

Proprio come Malta, isole o penisole come Gibilterra, le Bermuda, Vanuatu, le isole del Venezuela, le Mauritius, le isole Cayman e le Seichelle hanno tutte preso una posizione aggressivamente pro-cripto riguardo la regolamentazione. Ognuna di esse insegue lo status di “paradiso per le cripto”.

La speranza è quella di vedere nel 2020 sempre più Paesi fare un passo avanti in termini di regolamentazione delle criptovalute, in modo da dare un’accelerazione all’innovazione e all’adozione di questa eccitante tecnologia.

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